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autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub


Parte seconda

Capitolo primo

Il paese di Cenzo Rena si chiamava Borgo San Costanzo. Una volta ci

passava il treno, ma non piú da quando c’era la guerra. Ora le rotaie

giacevano arrugginite nell’erba grassa e fitta lungo il fiume, e la casa che era

stata del casellante era diventata per qualche mese una sala da ballo, ma poi

era venuto il divieto di ballare per via della guerra. Ora la casa del casellante

non era piú niente, aveva i vetri rotti e le porte sfondate e ci venivano a

dormire dei vecchi che non avevano dove dormire, e appendevano i loro

pantaloni cenciosi sul recinto di legno, fra i girasoli disseccati e riversi.

L’erba era grassa e fitta solo nelle vicinanze del fiume, ma salendo sui

versanti delle colline si faceva ispida e arsa, e le colline a ponente non

avevano case né alberi, a levante invece si vedevano i vigneti frustati dal

vento fra i sentieri sabbiosi e le pietre, e piú in alto c’erano dei pini piccoli e

irti, e là dove cominciavano i pini c’era la casa di Cenzo Rena, a strapiombo

su uno sfasciume di pietre.

Il paese era tagliato in mezzo dalla strada, e lungo la strada passava il

postale due volte al giorno, dondolando col carico della gente arrampicata

sui predellini e sul tetto. Il postale si fermava qualche minuto sulla piazza del

municipio, e scagliava il sacchetto della posta fuori dal finestrino, e poi

andava oltre dondolando sulla strada sabbiosa. Sulla piazza del municipio

crescevano quattro piccoli alberi, con le teste tosate e rotonde, e c’era

sempre ferma la carrozza della vecchia marchesa, e il cocchiere che faceva la

guardia e scacciava a frustate i ragazzi che cercavano di salirci.

Ogni tanto la marchesa scendeva per una passeggiata, e allora la

carrozzella dalla tettoia di canapa correva avanti e indietro lungo la strada, e

il boa di piume nere della marchesa sventolava nell’aria. Il palazzo della

marchesa era stretto fra i vicoli e i rivoli d’acqua, fra le case storte e fumose

e i recinti dei maiali, e aveva un grande portone dai battenti di bronzo e fregi

azzurri dipinti sulla facciata, e su dal cortile s’alzava una quercia tutta piena

d’uccelli.

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Cosí a Borgo San Costanzo, il paese di Cenzo Rena, e il giorno che

arrivarono Anna e Cenzo Rena sulla piazza del municipio, tutta la gente era

fuori a guardare che moglie s’era presa Cenzo Rena, e rimasero male di

quella piccola moglie, spettinata e con addosso l’impermeabile di Cenzo

Rena che le arrivava fino alle caviglie.

Trovavano che assomigliava alle figlie del negoziante di stoffe, ma in

peggio, e trovavano che non c’era bisogno di andare lontano per prendersi

una moglie cosí. E anche la vecchia marchesa era affacciata a guardare dalla

sua carrozza, con la faccia grassa e incipriata e con gli occhi tinti d’azzurro

alle palpebre e tutt’intorno, e a Anna parevano tutti contadini del Sud, anche

la vecchia marchesa e il negoziante di stoffe, in piedi sulla porta del suo

negozio con le dita infilate nel gilè. E dopo un minuto lei aveva una voglia

terribile d’essere di nuovo a casa sua, alle «Visciole» o nella casa della loro

piccola città, con Giustino e la signora Maria e senza contadini



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